La Nazionale del Cara Mineo promossa in Prima categoria

  • di Redazione Il Solidale
  • 3 giu 2015
  • SPORT

La Nazionale del Cara Mineo promossa in Prima categoria

Due campionati, due promozioni in campionati difficili come quelli della 1° e 2° categoria: campionati dove la passione conta più della tecnica, la voglia di vincere conta più dei tatticismi. L’avventura dell’ASD CARA MINEO è un po’ una metafora di ciò che rappresenta il CARA di Mineo per i richiedenti asilo che vi trascorrono tanti mesi della loro esistenza, la trasposizione sportiva della voglia di superare i tanti problemi, la speranza di dare una svolta al loro futuro. La compagine calcistica dell’ASD è solo la parte mediaticamente più appariscente di quel mondo che è il Centro Accoglienza per Richiedenti Asilo di Mineo, un piccolo concentrato di popoli ed etnie, di lingue e religioni, di usi e tradizioni e costumi che rappresentano l’altra metà del mondo: quello più sconosciuto, e quindi considerato distante, dalla nostra civiltà occidentale. Un mondo rappresentato da esseri umani che hanno un comune legame: la necessità di fuggire da un presente, nella loro terra, fatto di povertà e violenza. Il CARA di Mineo vuol rappresentare un modello positivo nell’esistenza di questi uomini e donne, cerca in tutti i modi di proporre un modello di vita fondato sulla conoscenza e accettazione dell’altro, tenta di trasformare un momento di attesa in un percorso di crescita e maturazione umana, sociale, culturale. L’ASD nasce come una delle tante attività presenti al Campo, senza particolare enfasi ma con la costante volontà di voler fare qualcosa di bello e di buono che lasci il segno nel panorama della “solidarietà”. “Quando lanciai l’idea di creare una squadra per il Campionato FIGC, Ivana ne fu subito entusiasta” ricorda Gian Luca, uno dei coach della squadra, “e subito abbiamo stilato un progetto; non abbiamo pensato alla difficoltà dell’iniziativa ma solo a realizzarla”. Una dichiarazione in cui è raccolto lo “spirito” del CARA di Mineo: la consuetudine amicale nei rapporti dove le competenze e le gerarchie si fondono in un tutt’uno con l’unico obbiettivo del fare, ma fare bene, dove la progettazione -quale fase propedeutica ad ogni attività- è non solo studiare cosa e come, ma ponderare e verificare la reale validità e fattibilità dell’iniziativa nell’ottica primaria dell’impatto sociale e socializzante; l’improvvisazione è bandita dal vocabolario degli operatori al Campo, ogni iniziativa viene valutata attentamente negli effetti sugli ospiti visti nelle loro molteplici singolarità e per la particolare mission del CARA di Mineo di favorire l’integrazione nella sua naturale bidirezionalità, da ambedue i soggetti/oggetto di questo processo: da parte dei migranti aiutati a comprendere, accettare e condividere la cultura e la socialità della nostra terra, da parte della popolazione del territorio che viene messa in grado di verificare come la “diversità” possa declinarsi in tanti modi e spesso positivi. Se lo sport è il veicolo principe di promozione della fraternità, i ragazzi dell’ASD CARA Mineo –nel loro piccolo- ne sono stati validi testimoni: “Hanno compreso che non può esserci una vittoria bella e meritata se non sostenuta dal rispetto degli avversari” aggiunge Gianluca Trombino ripercorrendo i due anni di questa singolare squadra di “stranieri” e i costanti progressi nel giocare con un agonismo mantenuto entro i limiti della leale e corretta sportività, “I ragazzi hanno compreso che solo mettendosi al servizio della squadra, cioè degli altri, possono fare emergere le doti sia individuali che dell’intero gruppo e che una stretta di mano dopo un fallo subito non significa essere deboli, anzi fa crescere la stima e il rispetto dell’avversario e del pubblico”. Lo sport, il calcio come sublimazione delle speranze di vita di tanti migranti, rivincita dalle sconfitte che una vita di dolori e povertà che fin’ora contrassegnato la loro esistenza… ma anche un sogno che sanno resterà tale; sognare non costa nulla, e allora perché privarsi di questa entusiasmante esperienza, di questa onesta e pulita notorietà mediatica che, nel piccolo, li avvicina ai tanti atleti di colore che calcano i più rinomati tempi del calcio europeo, ai tanti che hanno raggiunto l’affermazione sociale senza ripudiare la loro origine nazionale e etnica, ai tanti che sono divenuti idoli, star indiscusse in terra d’Europa? La loro vittoria, i nostri atleti del CARA Mineo, l’hanno raggiunta senza bisogno di sfoggiare le due promozioni consecutive; la loro vittoria l’hanno raggiunta decine e decine di volte in questi anni presentandosi nei campi di calcio e gareggiando undici atleti contro undici atleti: uomini contro uomini, alla pari, dove l’unica diversità… è il colore della divisa.
Pippo Tasca