Audizione ANCI, in I' Commissione del Senato della Repubblica
- di Redazione Il Solidale
- 19 ott 2018
- CRONACA
Si è tenuta nei giorni scorsi, presso la I° Commissione Affari costituzionali del Senato, l’audizione di ANCI, rappresentata dal Presidente Antonio Decaro, Sindaco di Bari, e dal delegato all’Immigrazione Matteo Biffoni, Sindaco di Prato. Nella stessa seduta è stata ascoltata anche Daniela Di Capua, direttrice del Servizio Centrale dello SPRAR. Nel corso dell'Audizione sono emerse particolari osservazioni da Anci. 165.000 persone in strutture che, nel 74% dei casi, hanno carattere transitorio/emergenziale; percentuali sempre molto basse di persone effettivamente rimpatriate sul totale di coloro che sono rintracciati in condizioni di irregolarità; l’impatto sui Comuni è ancora significativo e non equamente distribuito: rilevante il numero di Comuni che hanno numeri di molto superiori agli indici di sostenibilità demografica; prescindendo da ogni valutazione di carattere politico, si evidenzia che il calo degli arrivi in Europa ed in Italia rappresenta un’occasione importante per portare a regime un sistema di ’accoglienza ordinario, pubblico, ad adesione volontaria, controllato, monitorato e rendicontato. Al contrario, sono bloccate, presso il Ministero dell’Interno, oramai da 3 mesi, le graduatorie per l’ampliamento della rete.
- lo schema di decreto del Governo in materia di immigrazione prevede invece:
indirizza il sistema di accoglienza a favore di centri gestiti da privati e di dimensioni ampie, escludendo dall’accoglienza in SPRAR richiedenti asilo e persone con protezione umanitaria. Si rileva che questi centri rappresentano la maggior fonte di insicurezza sui territori, di malcontento della popolazione residente e quindi di preoccupazione per i Sindaci. privilegiando il sistema delle Prefetture e indebolendo sedi e strumenti di concertazione territoriale, sopprimendo tra le altre cose il supporto giuridico alla c.d. “clausola di salvaguardia”, indebolisce fortemente il potere dei Sindaci, che perdono voce in capitolo in merito a collocazione, tipologia di beneficiari, selezione degli enti deputati alla gestione dei centri. Rimangono da gestire ai Sindaci solo le ricadute territoriali negative che questo modello inevitabilmente comporta sui servizi sociali e sulla sicurezza dei territori;
il Sistema SPRAR, che il decreto in questione ridimensiona in maniera molto significativa, rappresenta per molti Comuni un valore aggiunto e un modello posto alla base di più complessive strategie di rafforzamento e rinnovamento dei sistemi di welfare territoriale; nel 2017 il Sistema SPRAR ha accolto circa 7.800 persone portatrici di esigenze particolari (vittime di tortura e/o violenze, disagio mentale, vittime di tratta, donne sole in gravidanza, etc.) e circa 6.300 persone appartenenti a famiglie con minori. E’ ancora più forte, in questi casi, la preoccupazione riferita alle ricadute sui servizi socio-sanitari dei territori della mancata adeguata presa in carico delle vulnerabilità.
Anci ha chiesto alcune modifiche essenziali e fondamentali. Si tratta di interventi minimali rispetto ad un provvedimento che modifica sostanzialmente il modello di accoglienza, la cui valutazione politica generale si rimette agli organi: Rafforzamento del ruolo del comune e del sindaco, in ordine alla presenza dei profughi sul territorio con un formale assenso alla presenza dei CAS e altri. Chiarire tempi, modalità e processi di eventuale ricollocamento da SPRAR a CAS e viceversa. Avere rassicurazioni sulle modalità di accesso ai finanziamenti. Integrare l’accoglienza negli SPRAR con le categorie vulnerabili e i nuclei familiari.
Redazione