Raddusa e Catenanuova chiedono ripresa lavori ristrutturazione antico eremo Monte Scarpello

  • di Redazione Il Solidale
  • 11 mag 2022
  • CRONACA

Raddusa e Catenanuova chiedono ripresa lavori ristrutturazione antico eremo Monte Scarpello

(Francesco Grassia) RADDUSA. “Monte Scarpello”, ubicato a pochi chilometri della città del grano, più che un monte è una collina (mt.583 s.l.m.) con una cima sottile dalla evidente forma longitudinale come a rappresentare un enorme scalpello con la punta indirizzata verso la valle del fiume Dittaino. Incide, in parte sul territorio di Castel di Iudica da cui dista appena 11 km. e in parte sul territorio di Agira da cui dista circa 20 km. Si tratta di un luogo selvaggio e solitario, dove le rocce si accavallano ed emergono in tutta la loro possanza, le cui caratteristiche storico-culturali affondano le proprie radici nella notte dei tempi. Fino al 1979 vi si poteva accedere soltanto a dorso di un animale oppure a piedi poiché l’intero territorio circostante era coperto da macchia mediterranea (ulivo, mandorlo, lentisco, terebinto, oleastro, carrubo, ciclamino ecc.) e risultava inaccessibile. Successivamente è stata realizzata una strada che, pur se è sterrata permette, al turista curioso di avventurarsi fino alla cima della montagna. Ma il Monte Scarpello non è diventato famoso per lo stato agreste del proprio luogo ma lo è diventato per l’esistenza, nella sua vetta, di un rinomato Eremo dove, già nel 1139, si rifugiavano uomini che, per scelta strettamente personale, amavano la vita scettica e il silenzio. La storia narra che già prima della venuta dei Normanni esisteva in cima al monte Scarpello una chiesa dedicata a San Costantino che, probabilmente, era stata costruita dai Monaci Basiliani di Agira. Questo lo si evince da uno scritto di Ruggero d’Altavilla redatto nel 1151. Però le prime certezze sull’esistenza dell’Eremo nella cima del Monte Scarpello risalgono al 1517 con Frate Filippo Dulcetto, che fu il primo eremita a ritirarsi sull’Eremo del  Monte. Negli anni a seguire le incurie del tempo ne hanno logorato le strutture per cui si è reso necessario l’intervento della Regione Siciliana che, alcuni anni fa, finanziò il progetto, dell’importo di oltre 700 mila euro, per il restauro generale dell’eremo. I lavori di ristrutturazione iniziarono nel 2019 ma, dopo pochi mesi, improvvisamente si bloccarono. Ora per sollecitare la ripresa dei lavori, che sono fermi ormai da oltre due anni, il Comitato denominato “Salviamo l’Eremo di Monte Scarpello”, costituito dai rappresentanti dei paesi vicini, si è riunito nei giorni scorsi in seduta straordinaria, presso la città di Catenanuova ed ha lanciato un appello alle Istituzioni affinchè si proceda con urgenza alla ripresa dei lavori e portarli a regolare conclusione. Alla riunione di Catenanuova erano presenti tutti i membri del Comitato, il Rettore dell’Eremo Don Pietro Mannuca, l’avvocato Graziano  Catania e il Senatore Fabrizio Trentacoste che ha accolto l’appello  e ne ha sposato la causa. “Preservare l’Eremo di Monte Scarpello – ha detto il Rettore Don Pietro Mannuca – è un dovere da assumere nei confronti delle generazioni future”. Nel corso dell’incontro sono state poste le strategie per superare gli ostacoli della burocrazia e “Salvare il Santuario” ora dedicato alla Madonna del Rosario. Nelle foto: sopra l’Eremo di Monte Scarpello; sotto il Comitato che ha lanciato l’appello chiedendo la ripresa dei lavori, fermi da due anni.