Pubblicati i nuovi rapporti annuali sulle comunità migranti in Italia 2017
- di Redazione Il Solidale
- 22 feb 2018
- CRONACA

La Direzione Generale dell’immigrazione e delle politiche di integrazione del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali con il supporto di ANPAL servizi spa, ha pubblicato i nuoviRapporti annuali sulle comunità migranti in Italia.
In tali rapporti vengono descritte e discusse diverse dimensioni dei processi di integrazione, tra le quali la partecipazione al mercato del lavoro, l’accesso al welfare, la partecipazione sindacale e l’inclusione finanziaria. Rispetto al mercato del lavoro, restano cruciali i temi della concentrazione settoriale e della disoccupazione femminile. Nel primo caso si rileva come, per alcune comunità, i lavoratori siano occupati prevalentemente in comparti specifici, come l’industria (pakistani, indiani), l’edilizia (albanesi), il commercio (cinesi e senegalesi), i servizi pubblici, sociali e alla persona (ucraini, filippini). Il tasso di disoccupazione femminile è pari al 19% per i cittadini non comunitari complessivamente considerati, ma tale valore risulta molto basso in alcune comunità (cinese: 2,5%, filippina: 7%) e molto alto in altre (egiziana: 68%, tunisina: 42,8%, bengalese: 40,1%). I dati mostrano, innanzitutto, una riduzione e trasformazione dei flussi di ingresso in Italia. Si riduce il numero di nuovi permessi di soggiorno rilasciati (dai quasi 600.000 del 2010 agli attuali 226.934); cresce l’incidenza dei permessi per ricongiungimento familiare (dal 30% del 2010 all’attuale 45%) e di quelli legati alla richiesta di una forma di protezione internazionale (dal 7,5% al 34,3%).
Sono 3.714.136 cittadini non comunitari regolarmente soggiornanti in Italia al primo gennaio 2017, circa il 40% proviene da quattro Paesi (Marocco, Albania, Cina e Ucraina); il 21,9% è rappresentato da minori. Vi è dunque, un radicamento sul territorio delle comunità caratterizzate da una lunga storia migratoria: continua a crescere l’incidenza dei titolari di permesso di soggiorno di lungo periodo (60,7%, era pari al 52% nel 2012), soprattutto in comunità quali l’ecuadoriana, la tunisina, l’albanese, la moldava, l’ucraina, la marocchina.
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