Cuffaro in Burundi: "la mia nuova vita da missionario"

  • di Redazione Il Solidale
  • 8 mar 2019
  • CRONACA

Cuffaro in Burundi: "la mia nuova vita da missionario"

"Il giorno prima di ripartire per l’Italia ho assistito alla nascita di un neonato. Era in gravi condizioni a causa di un tumore nelle parti addominali. Nel visitarlo, pensai di attivare tutte le procedure d’emergenza per trasportarlo in Sicilia, ma fui invitato a desistere dall’idea dalla direttrice dell’Ospedale, la quale mi disse che quei soldi che avrei speso per il viaggio sarebbero serviti, invece, per salvare la vita ad altri cento bambini. Ascoltando quelle parole, fui assalito dall’angoscia, ma l’indomani mi imbarcai sul quel volo per l’Italia ancor più convinto e motivato di aiutare questi nostri fratelli poveri".

Salvatore Cuffaro, l’ex governatore di Sicilia, per molti ancora il “Presidente”, ha decisamente cambiato il suo orizzonte di vita. Costretto a dismettere la veste del politico, oggi Cuffaro sta indossando quella del missionario, frutto di una “vocazione” laica che affonda le sue radici a metà degli anni ottanta, quando, per 6 mesi, andò in India ad aiutare le suore della Carità di Madre Teresa di Calcutta. Quindi dai poveri di Calcutta a quelli di Bujmbura e Gitega, il passo è decisamente breve. Cuffaro, infatti, è da poco tornato dal Burundi, che l’Onu considera la nazione più povera del pianeta. Lì, assieme al dott. Stefano Cirillo, con il quale ha fondato l’Onlus Aiuti-Amo il Burundi, ha messo in campo una serie di azioni a sostegno della popolazione locale, che, oltre ad essere afflitta da fame e da povertà, è costretta a far fronte anche al dramma della mortalità infantile.

 

"Per fronteggiare questa “piaga” – racconta Cuffaro, che dopo  Pasqua farà ritorno in Burundi – abbiamo organizzato all’Ospedale di Karusy un primo corso di ecografica. E’ stato straordinario vedere come medici, infermieri, religiosi e semplici volontari seguissero con vorace voglia di imparare le spiegazioni. Il desiderio di recepire è un tratto distintivo di tutto il popolo burundese, le cui giornate sono scandite da una sorta di “movimento continuo” di speranza. E’ gente che ti porge la mano per farsi accompagnare nella quotidianità".  Una quotidianità scandita dai suoi tempi, dai suoi ritmi e soprattutto dalle sue tradizioni millenarie.

"Durante il viaggio nelle zone interne – prosegue Cuffaro  - siamo andati a trovare i pigmei Batwa, una comunità di circa 2 milioni di persone che non ha ancora avuto commistioni con altre razze. E’ un popolo molto bravo nella realizzazione di vasellame in ceramica, ma l’arrivo della plastica li ha messi in crisi economica. Pertanto abbiamo deciso di acquistare da loro 10 mila vasi, che venderemo prima di Pasqua nelle più importanti piazze di Sicilia. I proventi li impiegheremo per sostenere questa tribù, così come stiamo facendo a Mabay dove abbiamo aperto un centro giovanile, sistemato una scuola e presto impianteremo in un capannone dei telai tessili per la produzione di maglie. Poi in agricoltura stiamo cercando di insegnare la coltivazione del grano e delle barbatelle da vigna". Tutto questo è possibile grazie alla generosità dei siciliani, che non si sono affatto tirarti indietro alle diverse campagne di sensibilizzazione promosse da Cuffaro e da Cirillo. "Ciò che portiamo in Burundi, dove presto arriverà un nuovo container pieno di farmaci, abiti, alimenti non deteriorabili  e giocattoli per bambini – conclude Cuffaro – è il frutto dell’immensa solidarietà della Sicilia, da millenni terra di accoglienza e di ospitalità. Queste sono esperienze che ti cambiano per sempre la vita e che ti permettono nel contempo di arricchirti sotto l’aspetto umano e spirituale, perché lo sguardo di questi nostri fratelli è un inno alla speranza e alla voglia di vivere, nonostante le enormi difficoltà".

Martino Geraci