RADDUSA - CITTA’ IN ALLARMANTE DISARMO

  • di Redazione Il Solidale
  • 21 mar 2019
  • CRONACA

RADDUSA - CITTA’ IN ALLARMANTE DISARMO

C’era una volta Raddusa, la “Città del Grano” e il “Principale Granaio della Sicilia” dove viverci era un piacere, un privilegio e un orgoglio. Una città che infondeva nei propri abitanti la speranza di un futuro radioso e prosperoso. Una cittadina fiorente dove nel trentennio 70-80-90, il commercio, l’industria, l’artigianato e soprattutto l’agricoltura progredivano a gonfie vele.

Oggi quella Raddusa non c’è più; è rimasta soltanto negli sbiaditi ricordi dei suoi anziani abitanti. Oggi Raddusa è un paese in assoluto ed allarmante disarmo, dove i cittadini vivono barcamenandosi tra mille difficoltà. L’agricoltura resiste a malapena e si difende a denti stretti dalla generale crisi del grano; il commercio è ridotto ai minimi termini e quei pochi negozi che resistono fanno letteralmente “la fame”; l’unica industria rimasta ancora in vita (la Gipsos) difficilmente riesce a pagare lo stipendio ai dipendenti con la tradizionale puntualità; dell’artigianato si sono perse anche le ultime tracce. Ci si avvia alla fine del 2° decennio di questo 3° millennio e Raddusa registra la presenza di circa tremila abitanti: molti anziani, pochi bambini e pochissimi giovani quasi tutti disoccupati. Se è vero com’è vero che la gran parte dei paesi siciliani, e soprattutto quelli ubicati nel comprensorio calatino, hanno registrato, in quest’ultimo decennio, il più alto flusso migratorio verso la Germania, verso l’Inghilterra e il Nord dell’Italia, è anche vero che la popolazione della “Città del Grano” non avrebbe alcun motivo di trasferirsi altrove perché possiede la ricchezza inesauribile derivante dall’agricoltura.

Ma, fino a pochi anni addietro il grano duro biondo siciliano, prodotto nelle fertili colline del territorio di Raddusa, era, per la sua altissima qualità, ricercato e acquistato dai più rinomati pastifici italiani e stranieri. Il grano quindi rappresentava per Raddusa la fonte principale della sua economia, attorno alla quale si districavano bene pure il commercio e l’artigianato. In questi ultimi anni però il crollo verticale dei prezzi, dovuto all’importazione dei grandi quantitativi di grano provenienti dai paesi esteri dove i costi di produzione sono di gran lunga inferiori a quelli esistenti in Italia, ha causato una crisi disastrosa che ha messo a sedere l’intero settore cerealicolo del luogo e che ha costretto molti cerealicoltori ad abbandonare i terreni ed a trasferirsi altrove alla ricerca di un nuovo lavoro.

La grave crisi del settore cerealicolo si riflette su tutti gli altri settori economici della città per cui anche i commercianti e gli artigiani incontrano grandissime difficoltà nel piazzare i loro prodotti. In definitiva è chiaro che la crisi del grano, in pochi anni, ha trascinato verso il baratro l’intera economia del paese che oggi vive in uno stato di coma profondo e irreversibile. Di anno in anno, anzi di mese in mese, la popolazione, soprattutto quella giovanile, scappa da Raddusa e vola verso altri lidi alla ricerca di nuove occupazioni. A tale riguardo troviamo allarmanti i dati registrati dall’ufficio anagrafe del Comune al 31.12.2018. Oggi i residenti sono appena 3.039 (un anno addietro se ne contavano 3.498). Se ne deduce che, nell’anno 2018, quasi 500 cittadini hanno lasciato il paese per emigrare chi all’estero e chi al Nord dell’Italia. Se tale trend negativo dovesse continuare si potrebbe presumere, e magari senza essere troppo pessimisti, che entro il prossimo decennio, di Raddusa, ovvero della “Città del Grano”, resterebbero soltanto i ricordi. E’ vero che in molti paesi della Sicilia si registrano fenomeni di emigrazione con relativo abbandono della residenza ma quello che sta succedendo a Raddusa non è per niente paragonabile al flusso migratorio delle altre città siciliane. Nel territorio di Raddusa si produce in quantità grano duro di alta qualità e il grano duro, si sa, è uno degli alimenti indispensabili per la vita degli esseri umani, quindi nessuno dei raddusani produttore di grano duro avrebbe mai pensato di essere un giorno costretto ad abbandonare i terreni per andare a cercare lavoro in altri luoghi.

Purtroppo oggi il grano di Raddusa registra una commercializzazione abbastanza travagliata e il futuro dei cerealicoltori risulta alquanto nebuloso e incerto per cui molti di essi preferiscono abbandonare Raddusa e andare a cercare un altro lavoro in un altro luogo dove ritengono sia possibile ricominciare a sperare. “A causare i nostri disagi – lamentano a gran voce i cerealicoltori raddusani – è tata la scriteriata politica regionale, apparsa poco solerte nel proteggere il prodotto principale della propria terra, cioè il grano, e insensibile alle nostre richieste che sono state sempre quelle di controllare nel modo più adeguato i grani provenienti dall’estero, al fine di mitigarne la concorrenza, e di incentivare la produzione di grano duro siciliano agevolando la somministrazione dei contributi europei, e realizzando le necessarie infrastrutture che darebbero ossigeno alla commercializzazione del prodotto”. Ma a causare lo spopolamento della città non è soltanto l’esodo degli agricoltori che abbandonano la terra da coltivare; lo è pure quello dei giovani che, dopo il diploma, si trasferiscono all’estero o nel Nord dell’Italia alla ricerca di un lavoro.

Il crollo della popolazione residente nell’anno 2018 è stato causato anche dal pauroso aumento dei decessi (34) e dall’altrettanto pauroso calo delle nascite (22). Oggi nella cittadina di Raddusa vi risiedono soltanto: i pochi pensionati, i pochi agricoltori che ancora resistono alla crisi, i dipendenti comunali, i pochi boscaioli e i pochi insegnanti delle scuole che, si presume, quando prima anche loro saranno costretti al trasferimento anche perché, considerato il numero degli alunni che le frequentano, per le scuole di Raddusa il futuro appare nebuloso. A tale riguardo, infatti, i dati relativi agli alunni che, nell’anno in corso, frequentano le scuole di Raddusa sono anch’essi allarmanti: sono 204 gli alunni che frequentano la scuola elementare e materna; soltanto 98 sono i ragazzi che frequentano la scuola media; mentre sono appena 173 gli studenti che, per conseguire il diploma si recano presso le scuole superiori di Aidone, Piazza Armerina, Enna, Ramacca con qualcuno a Catania.

Ecco sono questi i dati registrati al 31.12.2018. Si tratta di dati che mettono in serio pericolo il prossimo futuro della “Città del Grano”. Ognuno tragga le proprie conclusioni e chi può faccia il possibile per riportare Raddusa almeno ai livelli degli anni d’oro del famoso boom economico.

Nella foto di Gaetano Amadio un gruppo di anziani bivaccano nello spazio antistante l’ingresso di una società del tempo libero.


Francesco Grassia