Il SAI di Santa Domenica Vittoria ha inaugurato la "Panchina dell’Accoglienza"
- di Redazione Il Solidale
- 24 giu 2025
- SOCIALE
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SANTA DOMENICA VITTORIA. In occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato di venerdì 20 giugno, il SAI di Santa Domenica Vittoria, coordinato dalla dottoressa Alice Attinà, in collaborazione con l’assistente sociale la dottoressa Carmela Farina, la docente la dottoressa Eva Casella, il mediatore, le operatrici Letizia Spartà e Tiziana Pafumi e tutti gli altri operatori presenti in struttura, hanno inaugurato “La Panchina dell’Accoglienza”.
Come ha ben detto l’assistente sociale del progetto, la dottoressa Carmela Farina, la panchina non è “solo un arredo urbano, ma un simbolo. Un segno tangibile del nostro impegno come comunità verso un futuro più giusto, più aperto, più umano. La panchina rappresenta per noi l’accoglienza, il dialogo, la convivenza tra le diversità. È un invito a fermarsi, a sedersi accanto all’altro, ad ascoltare storie diverse dalle nostre, a costruire legami che superano barriere culturali, linguistiche, religiose. Viviamo in un tempo in cui l’integrazione è ancora una sfida, a volte scomoda, spesso complessa. Ma proprio per questo, è una sfida che dobbiamo affrontare con coraggio e con cuore. Perché una comunità cresce davvero solo quando nessuno viene lasciato indietro, quando ogni persona -indipendentemente dalle sue origini - può sentirsi accolta, rispettata e valorizzata. Questa panchina sarà qui ogni giorno, nel cuore del paese, a ricordarci che l’integrazione non è un evento, ma un processo quotidiano. E che ognuno di noi può fare la differenza, nel proprio piccolo, scegliendo l’apertura invece della chiusura, la solidarietà invece dell’indifferenza”.
E non poteva scegliersi un giorno migliore per l’inaugurazione del simbolo dell’accoglienza, dell’integrazione e del lavoro svolto dal progetto SAI in questi tre anni a Santa Domenica Vittoria: la Giornata mondiale del Rifugiato, che celebra la forza, il coraggio e la perseveranza degli immigrati, costretti a lasciare il proprio paese, la propria vita e i propri cari perché vittime di violenza, persecuzioni o per sfuggire dalla guerra. Siamo consapevoli che ancora poco è stato fatto e ancora tanto resta da fare e da migliorare, ma oggi abbiamo una nuova consapevolezza. La consapevolezza che i momenti più belli e fruttosi sono quelli che, uniti insieme, formano un percorso e un cammino condiviso; perché uniti è possibile realizzare qualsiasi traguardo. (Eva Casella)