Mirabella - Germania, Nicolò: "Voglio trasmettere la cultura nostrana a mio figlio"

  • di Redazione Il Solidale
  • 29 mar 2019
  • CRONACA

Mirabella - Germania, Nicolò: "Voglio trasmettere la cultura nostrana a mio figlio"

Per capire meglio cos’è la storia dell’emigrazione mirabellese in Germania abbiamo incontrato Nicolò Bozzella, un giovane ingegnere specializzato in domotica (le tecnologie che servono a migliorare la qualità della vita in casa) che vive nella cittadina tedesca di Calw.

Appartengo alla terza generazione di emigrati, mio nonno materno arrivò in Germania negli anni 60, mio padre aveva 14 anni quando giunse a Calw e mia madre 12. Sono nato e cresciuto qui e ho molti parenti a Mirabella. Sin da piccolo, attraverso la chiesa, ho ricevuto un’educazione frequentando un doposcuola gratuitamente, ambiente che mi ha permesso di incontrare altri bambini figli di mirabellesi. Il parroco era un siciliano di Leonforte e la sua segretaria una signora bavarese che amava molto la nostra regione. Questa signora ci ha trasmesso l’amore per la nostra terra e ci ha insegnato tante cose sulla Sicilia (ad esempio i balli folcloristici sino all’età di 15 anni, eravamo otto coppie… stranamente oggi non incontro più nessuno di quelle persone che hanno trascorso l’infanzia qui). Ho una moglie tedesca che non è credente, quindi in chiesa vado solo o con mio figlio (stesso discorso vale per altre coppie). Non so come i giovani oggi possano sentirsi legati alle radici della famiglia d’origine, molte persone non ritornano a Mirabella da 7-8 anni. Io scendo in paese almeno una volta l’anno perché ho parenti e amici, per me è importante. Il problema sono le famiglie.

Era diverso in passato?

I ragazzi che scendevano a Mirabella erano portati dai genitori, stavano 4 settimane in campagna, andavano al mare a Gela e non conoscevano altro della Sicilia.  Bisogna trasmettere la cultura: una è quella legata alle tradizioni religiose che esprimono la nostra fede, l’altra è la vera cultura siciliana, quella che non si vede e non si vive in Germania. Io ho frequentato qui le scuole italiane una volta la settimana e questa cosa dovrebbe essere obbligatoria (molti non andavano, nelle mia classe eravamo solo 5-6 bambini…oggi gli insegnanti li vanno a prendere sino a casa). Molti ragazzi capiscono più il dialetto che l’italiano, questo è un problema vissuto. Ho avuto la ‘fortuna’ durante l’infanzia di avere amici che non parlavano tedesco e dovevo sforzarmi con l’italiano. In passato i genitori non avevano cultura e molti erano veramente ignoranti a livello di scolarizzazione ma hanno ricevuto cultura attraverso la fede.

Ma il senso di fede si sta perdendo nelle giovani generazioni e non può essere più un collante forte…se non c’è una cultura più ampia sull’essere italiani allora cosa resta? Forse neanche i giovani si pongono la domanda.

Dobbiamo sapere da dove veniamo, qual è la nostra storia. Io sono europeo, ho la doppia cittadinanza e non dimentico mai da dove vengo, dove sono nati i miei e le storie che mi hanno raccontato. Questa cosa per me è una ricchezza.

Al di là delle tradizioni religiose, cosa fanno i nostri emigrati come portatori di cultura italiana nella comunità tedesca?

Nulla. Per me è importante la passione per la musica, le canzoni italiane sono ascoltate con piacere anche dai tedeschi durante le feste e altre occasioni.

Cosa si può fare per tenere vivo il legame con mirabellesi che vivono lontani?

E’ importante che ci sia stato l’anno scorso l’Agosto Mirabellese perché era quasi sparito. Bisogna provare a trasmettere la cultura siciliana ai bambini, pensando Mirabella come punto di partenza per scoprire la storia e le bellezze artistiche della Sicilia. Quando i miei genitori non ci saranno più, la mia eredità sarà una casa in paese e, se la mia famiglia vorrà, staremo a Mirabella un mese all’anno e proverò a trasmettere la nostra cultura a mio figlio.

Rosario Scollo