CONTRO IL CAPORALATO E LO SFRUTTAMENTO, E' POSSIBILE CONTARE SU UN'ALTRA FILIERA

  • di Redazione Il Solidale
  • 30 giu 2019
  • CRONACA

CONTRO IL CAPORALATO E LO SFRUTTAMENTO, E' POSSIBILE CONTARE SU UN'ALTRA FILIERA

 

I lavoratori migranti costituiscono un potenziale bacino d'offerta di lavoro sottopagato e dequalificato, ma a quanto pare esiste un'alternativa concreta allo sfruttamento del lavoro nella filiera agroalimentare. La notizia è stata resa nota dal sito www.integrazionemigranti.gov.it - Vivere e lavorare in Italia. Così si legge:  
Presso la sede romana di Oxfam Italia è stato siglato il contratto di reta 2019 tra Funky Tomato, Cooperativa (R)esistenza, La Fiammante, Oxfam Italia, Storytelling Meridiano, DOL (Di Orgine Laziale), AgroBIO srl e OP Mediterraneo, che lancia ufficialmente la Campagna Preacquisto 2019.Parliamo di una filiera trasparente e partecipata di produzione del pomodoro che promuove rapporti di scambio orizzontali, democratici e mutualistici, finalizzati al sostegno di progetti culturali e sociali. L'industria italiana del pomodoro rappresenta oltre il 12% della produzione mondiale e il 55% della produzione europea, coinvolgendo quasi 10 mila agricoltori e 120 aziende di trasformazione, per un giro di affari annuo compreso tra 1,4 e 2 miliardi di euro. Ma dietro a questo business si cela spesso un meccanismo polarizzato di pochi grandi attori, tra industrie alimentari e attori della grande distribuzione, che dominano il mercato praticando politiche di prezzo al ribasso che hanno conseguenze drammatiche sulle condizioni di lavoro, la salute, l'ambiente e la sostenibilità economica di lungo periodo di un'intera filiera. Funky Tomato ropone un modello di filiera che individua nella partecipazione l'atto fondante di un cambiamento migliorativo delle condizioni economiche e sociali di individui e comunità nel loro insieme. Dal 2015, anno di avvio del progetto con 4 beneficiari e circa 90 quintali di prodotto trasformato, i volumi di produzione di Funky Tomato sono aumentati di 55 volte arrivando nel 2018 a 5.000 quintali di prodotto finito, realizzato col coinvolgimento di una trentina di lavoratori presi in carico dagli agricoltori della filiera, tutti del Sudd'Italia, nella prospettiva di dare loro continuità e rinsaldarne le relazioni. Agli attori della Grande distribuzione organizzata viene offerta l'opportunità di orientare le scelte di consumo e di contribuire a scardinare il legame che troppo spesso unisce il mercato alle dinamiche di sfruttamento.