Il pediatra Alessandro Manzoni. Malattia di Kawasaki e Coronavirus: solo una coincidenza?
- di Redazione Il Solidale
- 17 mag 2020
- CRONACA

MINEO - La ragione che ha spinto più di 500 pediatri, in ogni parte del mondo, a confrontarsi in teleconferenza, nasce dall’osservazione di un apparente incremento di bambini affetti da malattia di Kawasaki. L’aumento dei casi di malattia, di trenta volte superiore all’atteso, ha colpito in modo più significativo proprio le realtà dove l’epidemia di coronavirus è stata più grave (Bergamo e Brescia). La malattia di Kawasaki, tipica dell’età pediatrica, è caratterizzata da una infiammazione acuta dei vasi di piccolo e medio calibro di tutti i distretti dell’organismo, la cui causa è attualmente sconosciuta. I bambini colpiti presentano tra i sintomi più comuni febbre, arrossamento delle congiuntive in entrambi gli occhi, arrossamento delle labbra e della mucosa orale, eritemi e desquamazioni cutanee (mani, piedi e zona del pannolino) e interessamento dei linfonodi della regione del collo. Il quadro clinico di una piccola paziente ricoverata al Burlo di Trieste con una forma particolarmente grave di malattia di Kawasaki e tampone positivo per Covid19, ha indotto i colleghi a definire KAWACOVID la malattia “Kawasaki-like” probabilmente associata o scatenata dall’infezione da coronavirus. Infatti, non è ancora chiaro se si tratti di una vera e propria malattia di Kawasaki indotta dall’infezione virale o se le forme di Kawacovid, spesso con quadro clinico atipico o incompleto rispetto alla tipica malattia,altro non siano che le medesime manifestazioni infiammatorie sistemiche indotte dall’infezione virale che ricordano, e spesso coincidono, con la classica malattia di Kawasaki: livelli elevati di IL-1 e TNF-alfa, così come la presenza di macrofagi attivati in circolo, sono quadri comuni ad entrambe le malattie. Aspetto peculiari della Kawacovid riguarderebbero un diverso coinvolgimento vascolare ed un interessamento respiratorio più manifesto rispetto alla malattia di Kawasaki classica. Inoltre, le manifestazioni infiammatorie sembrano comparire con diverse settimane di latenza rispetto al presunto contagio, tanto che si sono evidenziati pazienti con Kawacovid risultati positivi alla sierologia nonostante i tamponi fossero (già) negativi. Il dato confortante è che tutti questi bambini con le opportune terapie, sebbene richiedano più spesso assistenza ospedaliera, abbiano un esito quasi sempre favorevole e per la maggior parte di loro la guarigione giunga senza l’aggiunta di farmaci antivirali. Uno studio multicentrico nazionale, che promuove una raccolta di questi casi cercando di caratterizzarne manifestazioni cliniche, terapie eseguite e outcome, si è già attivato nello sforzo comune di comprendere meglio la patogenesi e l’etiologia di tale vasculite ancora poco conosciuta. Alessandro Manzoni (segretario provinciale della Federazione Italiana dei Medici Pediatri di Catania e vice segretario regionale della FIMP-Sicilia).