Libri e letture. Oriana Fallaci: “Un uomo” e il suo nobile coraggio, la sua capacità di sognare e di combattere per un ideale

  • di Redazione Il Solidale
  • 29 mag 2025
  • OPINIONI

Libri e letture. Oriana Fallaci: “Un uomo” e il suo nobile coraggio, la sua capacità di sognare e di combattere per un ideale

Scritto da una delle più brave autrici italiane contemporanee, il libro “Un uomo” è stato uno dei pochi romanzi che ha saputo descrivere la sofferenza e la brutalità dei regimi totalitari e le sue inumane torture ai dissidenti o a quelle persone definite terroriste, solo perché hanno avuto il coraggio di combattere contro le ingiustizie.
Con il suo solito modo di scrivere crudo e diretto, la Fallaci ci racconta la storia di un uomo forte e coraggioso, Alekos Panagulis, il compagno dell’autrice, che sacrifica la sua vita in nome dell’ideale della libertà. Un animo nobile che lotta contro la dittatura del suo Paese, la Grecia, all’epoca governata dal tristemente noto “regime dei Colonnelli”, una dittatura repressiva e particolarmente violenta con i suoi oppositori.
Ciò che colpisce del protagonista, oltre al suo nobile coraggio, è la sua capacità di sognare e di combattere per un ideale, anche se ciò lo porterà a subire brutali torture, fino a sacrificare la sua stessa vita. La voce narrante è l’autrice, che descriveremagistralmente il protagonista sin dal primo capitolo, in cui scrive: “La notte avevi fatto quel sogno. Un gabbiano volava nell’alba ed era un gabbiano bellissimo, con le penne d’argento. Volava solo e deciso sulla città che dormiva, e sembrava che il cielo gli appartenesse quanto l’idea della vita. D’un tratto aveva virato in discesa, per tuffarsi nel mare, aveva bucato il mare sollevando una fontana di luce, e la città s’era svegliata, piena di gioia perché da molto tempo non vedeva la luce. Nello stesso momento le colline s’erano accese di fuochi, dalle finestre spalancate la gente aveva gridato la buona notizia, a migliaia erano scesi nelle piazze a far festa, inneggiare alla libertà ritrovata: “Il gabbiano! Ha vinto il gabbiano!” Ma tu lo sapevi che sbagliavano tutti, che il gabbiano aveva perduto. Dopo il tuffo miriadi di pesci lo avevano aggredito per morderlo agli occhi, strappargli le ali, era esplosa una lotta tremenda che escludeva ogni via di salvezza. Invano egli si difendeva con abilità e con coraggio, beccando all’impazzata, rovesciandosi in salti che spruzzavano immensi ventagli di spuma e spingevano ondate fino agli scogli: i pesci erano troppi, e lui era troppo solo.”
Ed  proprio la lotta solitaria e utopica la ragione della sofferenze del protagonista e della sua morte, che lascia il lettore con l’amaro in bocca per la sua fine indegna e disumana, che fa risvegliare il popolo, anche se dopo il suo sacrificio. Il funerale del protagonista, infatti, risveglia la coscienza del popolo greco e la sua voglia di combattere per le ingiustizie subite.
Come ha scritto la stessa autrice, “Non si fa il proprio dovere perché qualcuno ci dica grazie… lo si fa per principio, per sé stessi, per la propria dignità”. E la dignità di un uomo è direttamente proporzionale al suo senso del dovere. Soltanto nelle difficoltà si capisce chi è un vero uomo, la sua nobiltà d’animo e la sua vera natura. Per questo, è doveroso ricordare tutti gli uomini come Alekos Panagulis, personaggio realmente esistito, e il loro coraggio, perché è grazie a uomini come loro che si è mantenuta la democrazia; grazie a loro siamo persone libere, che rispettano i diritti inalienabili dell’uomo e il diritto sacrosanto di vivere in maniera dignitosa  la propria vita. Perché la vita di qualsiasi essere umano è un bene prezioso, e ognuno di noi ha il diritto di viverla al meglio delle proprie possibilità. (Eva Casella)