SAI Ordinari di Tusa. "Riflessione personale" della tunisina N. "sul fenomeno migratorio, partendo dalla propria esperienza"
- di Redazione Il Solidale
- 19 giu 2025
- Migrantes 2.0

TUSA. La ventiseienne tunisina (N.) è ospite da poco più di un anno nel centro di accoglienza SAI Ordinari di Tusa (ME), gestito dal Consorzio Umana Solidarietà e dalla Cooperativa sociale Il Geranio.
La ragazza, insieme agli altri beneficiari accolti nelle strutture coordinate dalla dottoressa Nadia Salvaggio, partecipa ogni giorno al corso di alfabetizzazione in lingua italiana, tenuto dall’insegnante Giuseppina Di Marco.
La ragazza, insieme agli altri beneficiari accolti nelle strutture coordinate dalla dottoressa Nadia Salvaggio, partecipa ogni giorno al corso di alfabetizzazione in lingua italiana, tenuto dall’insegnante Giuseppina Di Marco.
In occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato, la ventiseienne tunisina (N.) ha voluto condividere una riflessione personale sul fenomeno migratorio, partendo dalla propria esperienza. (Giuseppina Di Marco).
Mi chiamo N. vengo dalla Tunisia e sono in Italia da circa due anni. Prima di arrivare a Tusa ero ospite in un centro di prima accoglienza. Voglio raccontare qualcosa della mia esperienza.
Se guardo al passato, voglio dire una cosa: non consiglio di partire per mare. Il mare è molto pericoloso.
Molti giovani sono partiti e non sono mai tornati. Alcuni sono morti e sono tornati solo in una bara.
Molti giovani sono partiti e non sono mai tornati. Alcuni sono morti e sono tornati solo in una bara.
Quando parti, ti chiedi: “Arriverò viva? Sopravviverò? Il mio sogno era avere una vita migliore.
Nel mio Paese non c’è lavoro. Non abbiamo soldi. Questi problemi – soprattutto quelli economici – fanno scappare le persone dal proprio Paese.
Ma lasciare la propria terra non è facile. Mi manca la mia famiglia. Mi mancano la mia casa, la mia lingua, le persone che amo. A volte mi sento sola e triste. Quando penso al mio Paese, provo nostalgia. Mi manca la mia vita di prima, anche se era difficile. Se gli Stati potessero dare lavoro e una vita migliore ai loro cittadini, tante persone non partirebbero e ci sarebbero meno morti.
اسمي ن، من تونس، وأقيم في إيطاليا منذ عامين تقريبًا. قبل وصولي إلى توسا، كنت ضيفًا في مركز استقبال أولي. أريد أن أخبركم شيئًا عن تجربتي.
بالنظر إلى الماضي، أود أن أقول شيئًا واحدًا: لا أنصح بالمغادرة عن طريق البحر. البحر خطير جدًا.
غادر العديد من الشباب ولم يعودوا أبدًا. مات بعضهم ولم يعد إلا في نعش.
عندما تغادر، تسأل نفسك: "هل سأصل حيًا؟ هل سأنجو؟ كان حلمي أن أحظى بحياة أفضل.
في بلدي، لا يوجد عمل. ليس لدينا مال.
هذه المشاكل - وخاصة الاقتصادية منها - تدفع الناس إلى الفرار من بلادهم.
لكن مغادرة بلدك ليست بالأمر السهل. أفتقد عائلتي. أفتقد بيتي، لغتي، الناس الذين أحبهم. أشعر أحيانًا بالوحدة والحزن. عندما أفكر في بلدي، أشعر بالحنين. أفتقد حياتي السابقة، حتى لو كانت صعبة. لو استطاعت الدول توفير العمل وحياة أفضل لمواطنيها، لما هاجر الكثيرون ولقلّت الوفيات..
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