La calatina Simona Agrodolce sulle "Donne, strappate a questa vita da chi diceva di amarle"

  • di Redazione Il Solidale
  • 24 nov 2019
  • OPINIONI

La calatina Simona Agrodolce sulle "Donne, strappate a questa vita da chi diceva di amarle"

Potrei iniziare scrivendo che purtroppo ogni giorno sono tanti, troppi, i casi di violenza sulle donne in Italia e nel mondo e proseguire, con dati statistici alla mano, sull’aumento di tali casi. Violenza fisica, psicologica, mobbing sul lavoro. Potrei, ma non lo faccio perché sarebbe una mera  enumerazione fine a sé stessa ma soprattutto non lo faccio per rispetto di chi sta dietro a quei numeri, ovvero esseri umani, madri, figlie, sorelle o più semplicemente Donne, strappate a questa vita così brutalmente da chi sosteneva addirittura di amarle. Preferisco invece partire da una semplice parola che viene sempre pronunciata dopo: perché? Se lo chiedono gli inquirenti, sulla scena del crimine quando devono ricostruire i fatti. Lo urlano increduli i familiari delle vittime, cercando di dare sfogo ad un dolore immenso. Lo mormorano i vicini, i concittadini, le trasmissioni televisive fatte ad hoc, celando con ipocrisia dietro un finto rammarico, una morbosa curiosità. I perché sono tanti e tutti privi di senso: “L’uomo era troppo geloso...”, “..la vittima aveva intenzione di separarsi...” o peggio “...lui voleva rifarsi una vita con l’amante”.  Si dice che la violenza è l’ultimo rifugio dell’incapace. Di cosa non sono capaci allora (scusate se non li chiamo uomini) questi mostri? Sono incapaci di accettare la parola fine a relazioni con donne che sicuramente fino ad un attimo prima hanno offeso e denigrato, ma delle quali non possono e non sanno fare a meno, perché intimamente consapevoli di non valere nulla senza di esse. Perché tanto la donna perdona; perché tanto anche se minaccia di andar via, la donna non va da nessuna parte; perché tanto la donna non denuncia. Eccolo il vero perché da cui, a parer mio, si dovrebbe partire: perché le donne non denunciano? Non certo per mancanza di informazioni al riguardo, ormai il fenomeno è più che conosciuto ed innumerevoli sono le iniziative a sostegno delle donne vittime di violenza. Numeri verdi gratuiti, centri antiviolenza, forze dell’ordine a cui sporgere denuncia. Cosa rende debole l’essere che per natura è più forte di tutto, capace di resistere ogni mese per circa 40 anni ad emorragie e crampi, a nove mesi di nauseee e mal di schiena, ad ore interminabili di travaglio; un essere capace di non dormire e non mangiare per giorni pur di vegliare sui propri figli piccoli o malati, capace di lavorare dentro e fuori casa senza sosta: cosa blocca queste donne per natura così forti? Sicuramente i traumi derivati dalla violenza psicologica e fisica subita per notevole tempo. Forse la moderna schiavitù all’apparenza, in cui tutti siamo bravi a giudicare ma non a comprendere ed aiutare. Ci accorgiamo subito se una donna è trascurata o troppo ben curata ma poco ci importa di come stia realmente dentro. Cosa potrebbero pensare o peggio dire tutti i parenti o gli amici che postano continuamente su Instagram le loro foto in cui mostrano di essere le coppie più belle e felici del mondo? Che dolore si arrecherebbe ai figli, denunciando il loro padre? Come si potrebbe affrontare economicamente la vita dopo una separazione? E se si denuncia, c’è reale certezza di tutela? Il 25 novembre è la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne: in questo giorno e negli altri a seguire, non limitiamoci soltanto a ricordare chi purtroppo non c’è più, ma facciamo qualcosa per aiutare efficacemente chi c’è e merita ancora di esserci.   Simona Agrodolce