A grammichele si ricorda il terribile terremoto dell'11 gennaio 1693 con cerimonie religiose e drammatizzazione
- di Redazione Il Solidale
- 11 gen 2020
- EVENTI

GRAMMICHELE – I grammichelesi, in occasione del 327 anniversario del terremoto che l’11 gennaio 1693, distrusse il vecchio borgo di Occhiolà lasciando “sutta li petri e sutta li mura” 1516 vittime fra i 3mila abitanti, hanno evocato il tragico evento con cerimonie religiose e drammatizzazione. A “vintun’ura” (ore 14) il suono a mortorio delle campane, alle 17,00 l’Adorazione Eucaristica con l’apertura della cappella dei Santi Patroni, San Michele e Santa Caterina e la Santa Messa officiata dal parroco, don Salvo, alla presenza di migliaia di fedeli, del sindaco Pippo Purpora, l’assessore Branciforte, presidente del consiglio Samuele Palermo, baby sindaco Mantello, il luogotenente Vincenzo Drago, il comandante della polizia locale, ten.col. Giovanni Lombardo e i dirigenti scolastici Politino e Digeronimno. Nel corso dell’omelia don Salvo ha evocato quel terribile giorno, ha auspicato che ci fossero molti più giovani a ricordare il triste evento e ricordato che se non c’è memoria del passato non ci può essere futuro. Al termine della solenne Concelebrazione, si è composto un lungo corteo, che muovendo con le fiaccole da piazza Carafa, ha raggiunto largo Occhiolà dove si è svolta la drammatizzazione, che ricorda quel triste giorno e in particolare la figura e l’opera del barone Antonino Sinatra, che perì nella sua grande casa assieme ai suoi famigliari. I testi del lavoro sono stati ancora una volta scritti dal prof. Giuseppe Palermo, valente studioso della storia grammichelese, che ne ha curato anche la regia e magistralmente interpretati dal prof. Francesco Murgo, nella parte del barone Sinatra. Le scenografie curate dai docenti e studenti del liceo “Libertini” lo spiazzo antistante la chiesa di San Rocco, dove riparano gli scampati di Occhiolà, lo struggente ballo delle coreute Sofia Sinatra, Flavia e Chiara Silvani, il lugubre canto di “l’unnici innaru a vintun’ura, senza sona si ballava, cu sutta li petra e cu sutta li mura”, oltre a far capire lo strazio che provarono quanti sopravvissero all’evento, ha messo in evidenza la capacità e la bravura interpretativa di quanti hanno preso parte alla drammatizzazione, Melissa Blasco, Grammymusical e i 4 confrati. Francesco Murgo, interpretando il barone Sinatra, ha messo in risalto la magnanimità dello stesso, che pur essendo in punto di morte non chiese nulla per sé, ma notizie del Crocifisso ligneo del 600 (oggi venerato nella chiesa di San Leonardo)che 47 anni prima aveva donato alla chiesa di San Leonardo i cui custodi erano i confrati, ricordandone il tripudio di fede e gioia degli occhiolesi quando lo ricevettero. L’implorazione del barone ai confrati di cercare e salvaguardare il Crocifisso, la sua straziante fine fra le rovine della sua grande casa e l’essere portato in chiesa dalle braccia dei 4 confrati, hanno commosso tutti, che hanno tributato grandi applausi ai bravissimi interpreti. Il grazie a tutti da parte del prof. Giuseppe Palermo, autore dei testi e regista, il plauso del sindaco Pippo Purpora a quanti hanno partecipato e l’impegno a far sempre meglio, ha concluso l’evocazione del dramma che colpì il vecchio borgo di Occhiolà, allora operosa e popolosa città, lasciando “sutta li petri e sutta li mura” 1516 morti fra i 3 mila abitanti dell’epoca e fatto capire quanto importante sia commemorare i morti e quanta preziosa sia la conoscenza del passato per pensare al futuro. Nuccio Merlini