Quando i figli sono violenti con i genitori: i consigli della psicologa Laura Salvatore
- di Redazione Il Solidale
- 21 apr 2020
- CRONACA

Esistono situazioni in cui l’aggressività è funzionale al soddisfacimento di bisogni primari come quelli di cibarsi o di difendere la propria incolumità. L’aggressività quindi è presente in ogni conformazione di personalità perché è una risposta che permette la sopravvivenza della specie. La violenza invece è un processo in cui l’aggressività esce dai suoi canoni adattativi e diventa esplosiva, improvvisa, una risposta eccessiva rispetto al problema da risolvere presente nell’ambiente. La tematica è trattata in un capitolo specifico del manuale Diagnostico DSM 5 “Disturbi da Comportamento dirompente, del controllo degli impulsi e della condotta”, dove si evidenziano tutti i disturbi del controllo delle emozioni e dei comportamenti che portano a condotte al di fuori della convivenza civile. Oltre a questo i disturbi di personalità e l’abuso di droghe si possono associare in un mix esplosivo. Questi disturbi si possono sovrapporre e sommare agli effetti del “Craving” (desiderio incontrollato di assumere una sostanza) e dell’astinenza da sostanze nelle persone con tossicodipendenza. La persona, alla ricerca disperata della sua droga, e in condizioni di astinenza, può mettere in atto comportamenti violenti ed efferati per potersi procurare il denaro e quindi acquistare la sostanza. Esistono quindi, oltre a fattori individuali di personalità, dei “facilitatori” dell’aggressività, sia chimici, vale a dire certe droghe in sé e l’astinenza creata, sia ambientali e che creano stress, come ad esempio la situazione attuale di quarantena. In questa situazione di emergenza molti anziani si trovano a convivere forzatamente con figli con disturbi di personalità e che abusano di sostanze allo stesso tempo. Questo li pone di fronte a un inferno in vivo da cui non sanno uscire. Il figlio o la figlia li aggrediscono e usano violenza fisica e verbale per costringerli a dare loro il denaro per procurarsi le sostanze. I genitori non riescono solitamente a trovare la forza di denunciare i figli, consapevoli anche delle possibili reazioni degli stessi nei loro confronti. La segnalazione e la denuncia rimangono le soluzioni principali, ma vorrei suggerire qualche piccola azione a chi non ha il coraggio di denunciare. Ricordiamo che un anziano si rassegna e sente ancora di più il carico di essere un genitore. Non può avere lo stesso tipo di reazione di una persona nel fiore degli anni. La prima indicazione è di non tenere mai soldi in casa e di farlo presente a grandi lettere al convivente aggressivo. Sarebbe ottimale far gestire i propri soldi esternamente da un parente, in modo da mettere al sicuro la pensione ma anche di non far sperare troppo il convivente nella presenza di soldi in casa. Quando la persona aggressiva comincia ad andare in escandescenze, non bisogna cercare di convincere. Nel caso di aggressione verbale alzare la voce e in tono fermo ordinare di calmarsi. Bisogna ragionare in modo lucido senza farsi paralizzare dalla paura. Conviene sempre, durante l’escalation della violenza, avvicinarsi alla zona più vicina alla porta di uscita con le chiavi di casa in tasca e non lasciarle mai a portata di mano dell’aggressore, in nessun momento della giornata. Se si vede che si rischia di essere aggrediti fisicamente, allontanarsi immediatamente dalla casa e scendere sulla strada prima che sia troppo tardi. L’aggressore è in piena crisi ed è veramente pericoloso. Una volta in strada bisogna chiamare aiuto. Qualcuno vi aiuterà a chiamare le forze dell’ordine che verranno ad accertarsi delle vostre condizioni e di quelle dell’aggressore e per stabilire se chiamare il 118. Questo non comporta un obbligo di denuncia, ma almeno qualcuno vi avrà dato aiuto e soccorso ed è importantissimo, anche per creare una base per trovare una via di uscita, cominciare a cercare aiuto nelle istituzioni ed essere meno soli di fronte a questa tremenda situazione. Laura Salvatore (psicologa)
La dottoressa Laura Salvatore ha lavorato come psicologa nei Consultori Familiari della ASL della Provincia di Milano 1 e ha attuato diversi interventi nel sociale a sostegno dei bambini e delle donne, con particolare riguardo per il problema della violenza sulle donne e della violenza assistita nei bambini. Ha svolto docenze in corsi di specializzazione post-laurea e pubblicato libri per affermati editori tra cui la Casa Editrice Dante Alighieri di Roma. Nel 2016, a Torino, ha fondato l’Associazione “1+ nel mondo” dedicata alle donne e bambini vittime di violenza e in difficoltà esistenziale. L’anno seguente ha pubblicato il racconto verità “Cristalli di Sale”, tratto dalla storia vera di donne vittime di violenza. Dal 2018 è responsabile e volontario dello sportello antiviolenza del Comune di Castel San Giorgio (SA). Ha lavorato alla studio e realizzazione di prototipi per la stimolazione cognitiva di bambini con fragilità attentive e cognitive e senior con demenza, arrivando a brevettare i materiali della linea "Dottypelush". Attualmente opera come psicologa nel progetto P.I.T.E.R., un progetto dedicato all’inclusione sociale e alla prevenzione della criminalità per i giovani e le famiglie nel Rione Sanità a Napoli, finanziato dall’Unione Europea PON legalità e Ministero dell’Interno.
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