Il femminicidio è frutto anche di un'arretratezza culturale del nostro Paese

  • di Redazione Il Solidale
  • 13 ott 2015
  • OPINIONI

Il femminicidio è frutto anche di un'arretratezza culturale del nostro Paese

Devo premettere che la parola femminicidio non mi piace affatto per varie ragioni soprattutto culturali, sociali e non sopporto in quanto donna l’esistenza di tale fenomeno. La parola femminicidio è entrata a far parte del nostro linguaggio quotidiano ed è un termine che serve a definire in modo opportuno la categoria criminologica del delitto commesso verso una donna perché è donna. E’ importantissimo non banalizzare il fenomeno e cercare di non ridurre il tutto ad una invenzione mediatica perché tale purtroppo non è! Questi omicidi si manifestano in forme sempre diverse, sono sempre commessi da uomini, spesso sono uomini che sono o sono stati legati da una relazione affettiva con la vittima. Sono mariti, padri, fidanzati, fratelli figure che da sempre dovrebbero rappresentare per le donne “la sicurezza” sono invece i carnefici. La colpa delle vittime di femminicidio è solo una ed è quella di aver trasgredito al ruolo ideale di donna secondo la visione del suo carnefice. Il femminicidio è spesso una “reazione dell’uomo alla decisione della donna di interrompere un legame“ e tali omicidi purtroppo sono spesso giustificati e tollerati dalla società poichè culturalmente e socialmente radicati. Quello del femminicidio è un fenomeno gravissimo, frutto anche di un'arretratezza culturale del nostro Paese.
Ormai si parla di un femminicidio ogni due giorni in Italia, pochi giorni fa l’ultimo grave fatto è avvenuto a poca distanza dalla mia città. Nicolosi è stato teatro di un atroce delitto. L’assassino non accettava che “la vittima” l'avesse lasciato e temeva che la ragazza potesse ottenere l'affido esclusivo della figlia. Purtroppo è l'ennesimo caso di femminicidio in Italia, che forse poteva essere evitato: la povera Giordana aveva denunciato il suo carnefice per stalking già due anni prima, ma come talvolta accade non erano state prese misure abbastanza restrittive nei confronti dello stalker che in seguito è diventato uno spietato assassino.
Provo un forte rammarico e rabbia per quanto accaduto a Nicolosi. E' un altro caso di femminicidio, che poteva essere evitato, dato che la ragazza aveva chiesto aiuto denunciando per stalking il suo ex compagno. Ritengo che se la situazione è degenerata in tragedia la responsabilità è anche delle autorità che a volte si disinteressano o non prendono adeguatamente in considerazione le denunce delle donne vittime di violenza.
Chiaramente prendo atto che il mio paese ha fatto notevoli passi avanti in merito alla tutela delle donne: ricordo che fino a pochi anni fa in Italia non esisteva la legge riguardo allo stalking. Ma è anche vero, e non lo si può negare, che i femminicidi aumentano perché quando le donne chiedono aiuto non vengono protette in maniera adeguata. Si tratta purtroppo di un vero proprio “fallimento delle autorità dello Stato”.
Sottolineo che molto raramente l'uccisione è frutto di un 'raptus'. Troppo spesso è collegata a una concezione culturale da sradicare! Occorre prevenire la violenza sulle donne, fare fronte comune in Europa e nel mondo contro il femminicidio, fenomeno ormai riconosciuto da tutte le istituzioni internazionali, e combattere le concezioni culturali alle quali il fenomeno è collegato”.
Una cosa fondamentale che occorre fare per affrontare e combattere tale fenomeno è parlarne. Suggerisco di tenere sempre alta l'attenzione sul fenomeno. Fare in modo che la lotta contro il femminicidio sia una delle priorità dell'agenda nazionale. Suggerirei inoltre di seguire l'esempio di molti paesi dell'America Latina, dove grazie alle pressioni del movimento femminista e delle associazioni a tutela dei diritti umani sono stati istituti “Osservatori” (non esiste in Italia un osservatorio nazionale sul femminicidio come in altri paesi) che raccolgono i dati sul femminicidio.
Spero dal profondo del mio cuore come donna, madre, figlia, sorella e amica che la morte di Giordana e delle altre donne non vengano dimenticate e che questi tragici fatti contribuiscano a creare un sistema di maggiore tutela. Elisa Privitera - Psicologa