La voce di Ibrahim dal Benin all’Italia: premiato ai “Diari Multimediali Migranti”

  • di Redazione Il Solidale
  • 2 ott 2025
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La voce di Ibrahim dal Benin all’Italia: premiato ai “Diari Multimediali Migranti”
Un viaggio che attraversa confini e restituisce speranza. È la storia di Ibrahim Mande, giovane originario del Benin, tra i vincitori dell’edizione 2025 del concorso nazionale “Diari Multimediali Migranti – DiMMi”, collegata al Premio Pieve di Pieve Santo Stefano (Arezzo). Il riconoscimento premia la sua narrazione del percorso che lo ha condotto in Italia, maturata e affinata durante le ore di alfabetizzazione, tra confronti, ascolto e condivisione.
Il 19 settembre l’ente promotore si è collegato con la “città del diario” per seguire la 10ª edizione del Premio Pieve – DiMMi: un archivio vivente che in dieci anni ha raccolto oltre 700 testimonianze provenienti da più di 80 Paesi. Quest’anno sono stati 78 i racconti inviati da 38 Paesi di 4 continenti, componendo un mosaico di esperienze che intrecciano partenze, approdi, ricongiungimenti, nuovi inizi.
Dentro questo coro di voci c’è anche quella di Ibrahim: un racconto asciutto, costruito passo dopo passo nel laboratorio di lingua italiana, dove la grammatica si intreccia con la memoria personale. Ne emerge una traiettoria che non cerca l’eroismo, ma riconosce la dignità del cammino: la paura e la fatica del viaggio, l’accoglienza, il tempo dell’attesa, la volontà di rimettersi in gioco.
«Il lavoro di ascolto è stato fondamentale — spiegano i referenti del percorso di alfabetizzazione —. Scrivere ha aiutato Ibrahim a ordinare pensieri e ricordi, trasformandoli in un racconto condivisibile, capace di parlare a tutti». Il riconoscimento nazionale diventa così anche un risultato collettivo: dell’aula, degli operatori, dei compagni di corso che hanno accompagnato la stesura con letture, revisioni e incoraggiamenti.
Un ringraziamento particolare va agli organizzatori del Premio Pieve – DiMMi, che hanno creato nel tempo uno spazio pubblico di testimonianza: un luogo dove storie individuali diventano patrimonio comune e strumento di cittadinanza. Dare voce a Ibrahim significa riconoscere, ancora una volta, che ogni pagina scritta è un ponte: tra lingue, generazioni, Paesi.
Per Ibrahim, il premio non è un traguardo ma un punto di partenza: la conferma che le parole—imparate, cercate, scelte—possono migliorare la vita concreta, dal banco di scuola alla comunità. E che l’Italia, quando ascolta, sa riconoscersi nella pluralità delle sue storie.